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Formazione on line gratuita – Privacy settore turistico

13 Feb , 2024,
esseti
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FORMAZIONE GRATUITA PRIVACY IN AMBITO TURISTICO

Privacy: check-in e check-out quali adempimenti, quali rischi

Fonti: ESSETI

I dati personali gestiti in ambito turistico passano ormai inevitabilmente attraverso molti strumenti elettronici.

L’utilizzo delle piattaforme di prenotazione comporta ad esempio una serie di rischi che è importante conoscere, per evitare problemi anche sul fronte delle sanzioni.

Partecipa al corso per avere tutte le risposte necessarie.

Quali sono gli adempimenti privacy per un albergatore?

Le piattaforme di prenotazione utilizzate sono sicure?

Di chi è la responsabilità dei dati inseriti sulle piattaforme di prenotazione?

Posso inviare mail ai miei clienti?

Quanto tempo posso conservare i dati dei miei clienti?

 

Il corso è tenuto dai nostri Consulenti Professionisti

aderenti a Federprivacy

 

La partecipazione al corso ti consentirà di ricevere l’attestato di partecipazione valido per l’assolvimento dell’obbligo formativo

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Certificazione AGID per MY GDPR e Whistelblowing

24 Gen , 2024,
esseti
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Certificazione AGID per i nostri Servizi

Piattaforme My GDPR e Whistleblowing certificate AGID con la qualificazione servizi SaaS

Fonti: ANAC AGID 

Aziende e Pubbliche Amministrazioni possono contare ora su un’opportunità in più per utilizzare i nostri servizi in Cloud che offrono vantaggi in termini di affidabilità e sicurezza, rendendo più convenienti ed efficienti gli investimenti in trasformazione digitale.

L’utilizzo delle nostre piattaforme consente di ottimizzare i costi e i tempi legati alla gestione dei processi organizzativi e di gestione e trattamento dei dati, che sempre più si moltiplicano attraverso l’impiego stesso della digitalizzazione, oltre a permettere di recepire la norme relativa alla protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’Unione (cd  disciplina whistleblowing)

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Catalogo delle infrastrutture e dei servizi cloud qualificati.

La piattaforma MY GDPR

Il Portale GDPR nasce come soluzione  software per la gestione degli adempimenti normativi previsti dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR). Grazie all’esperienza acquisita a diretto contatto con alcune PA, la Piattaforma MY GDPR  permette di gestire in maniera  automatizzata le operazioni per la gestione del Registro dei Trattamenti e degli altri adempimenti richiesti dalla normativa vigente.

Questa soluzione consente all’Ente o alle Aziende di qualsiasi tipologia,  di rispettare tutti gli obblighi del GDPR e di dimostrare facilmente l’”accountability” al Regolamento.

Il Portale può essere gestito a livello centralizzato con riferimento a più Enti o in maniera autonoma con l’accesso a specifici utenti che occupano ruoli di responsabilità all’interno dell’organizzazione.

Il Portale, accessibile da qualsiasi dispositivo dotato di browser web, non fornisce solo strumenti informatizzati di raccolta dei dati di un’organizzazione e di compilazione dei Registri previsti dalla normativa, ma anche strumenti per la conduzione di una Valutazione d’Impatto (DPIA), della Valutazione dei Rischi e la possibilità di consultazione di una sezione di F.A.Q. (Frequently Asked Questions) in costante aggiornamento con riferimento al settore del trattamento e della protezione dei dati.

Il servizio viene fornito in modalità SaaS con piani di abbonamento, manutenzione e eventuale personalizzazione su specifiche richieste degli Enti e delle Aziende interessate

Scopri i Piani

La piattaforma whistleblowing

E’ un servizio che, in adesione alla norma, permette un elevato livello di protezione delle persone che segnalano violazioni e illeciti, attraverso la messa a disposizione di un canale di comunicazione sicuro all’interno dell’azienda o ente, per incentivare l’emersione di condotte pregiudizievoli.

Si tratta quindi di segnalazioni che mettono in condizioni le aziende e gli enti pubblici di poter prevenire o correggere tempestivamente atti e pratiche dannose e sicuramente lesive del proprio contesto e della propria reputazione.

Chi deve applicare il sistema e la procedura che permette al cittadino di effettuare queste segnalazioni sono quindi:

  • Pubbliche amministrazioni
  • Aziende con più di 50 dipendenti
  • Aziende  e Enti che adottano il modello  organizzativo 231

La Piattaforma certificata AGID, è utilizzabile in modalità SaaS , permette la gestione delle segnalazioni interne all’Azienda o all’Ente garantendo la riservatezza dell’identità del whistleblower tramite crittografia dei dati

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Whistelblowing ultima chiamata

10 Ott , 2023,
esseti
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Entro il prossimo 17 Dicembre le Aziende con almeno 50 dipendenti dovranno implementare i sistemi di comunicazione conformi agli standard della normativa

Whistleblowing ultima chiamata

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Di cosa si tratta?

Il 10 marzo 2023 è stato approvato il decreto n. 24 che recepisce la direttiva Whistelblowing

La nuova disciplina è quindi già  in vigore a partire dal 30 marzo 2023 per tutti gli enti pubblici e per le società pubbliche o private con un modello organizzativo 231

In realtà anche se non hai adottato il modello organizzativo 231, dovrai applicare le prescrizioni normative entro le prossime scadenze.

–         dal 15 luglio SE LA TUA AZIENDA RAGGIUNGE il numero di 250 dipendenti

–         dal 17 dicembre SE LA TUA AZIENDA RAGGIUNGE Il numero di  50 dipendenti

La Direttiva europea sul Whistleblowing ha lo scopo di definire un quadro di tutela dei cittadini europei, in relazione alla possibilità di segnalare violazioni e illeciti in contesti sia lavorativi che di gestione di servizi pubblici.

 

Quali sono i soggetti interessati?

I primi interessati sono quindi tutti i cittadini che, venendo a conoscenza di pratiche illecite, sia nel proprio contesto di lavoro sia in contesti diversi, può segnalare in forma anonima queste situazioni ai diretti interessati.

Si tratta quindi di segnalazioni che mettono in condizioni le aziende e gli enti pubblici di poter prevenire o correggere tempestivamente atti e pratiche dannose e sicuramente lesive del proprio contesto e della propria reputazione.

Chi deve applicare il sistema e la procedura che permette al cittadino di effettuare queste segnalazioni sono quindi:

  • Pubbliche amministrazioni
  • Aziende con più di 50 dipendenti
  • Chi ha adottato il modello organizzativo 231
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Cosa significa Whistelblowing?

La traduzione del termine è Segnalante.

E’ la persona che spontaneamente rivela un illecito o di un’irregolarità commessa all’interno di un contesto lavorativo, sia pubblico che privato.

Il segnalante spesso è un dipendente ma può anche essere una terza parte, per esempio un fornitore o un cliente.

  • Si parla di whistelblowing “interno” quando la segnalazione viene fatta da un dipendente dell’azienda attraverso canali di segnalazione interni all’azienda.
  • Si parla di whistelblowing “esterno” quando la denuncia viene fatta pubblicamente, ad esempio all’autorità giudiziaria o alla stampa.

Sicuramente gestire la whistelblowing “interna” è decisamente l’opzione migliore.

Ecco perchè è fondamentale per le aziende mettersi nella condizione di poter adempiere alla prescrizione normativa non tanto perchè esiste anche un risvolto di penalizzazione int ermini di sanzione, ma anche perchè consente di adottare uno strumento di monitoraggio molto importante che potrebbe mitigare efficacemente rischi ben più gravi.

Come si fa una segnalazione whistleblowing?

Attraverso una piattaforma specifica utilizzabile anche in modalità SaaS, che grazie ad un software conforme alla normativa e approvato dall’Autorità Nazionale Anticorruzione, consente di ricevere le segnalazioni con il requisito fondamentale di conservare l’anonimato dei Segnalanti.

E’ un sistema di comunicazione digitale a cui tutti possono accedere e che permette di inviare segnalazioni di illeciti con la garanzia di mantenere l’anonimato per volontà di chi effettua la segnalazione. Può essere messa a disposizione sia a dipendenti che ad altri soggetti esterni.
Piattaforma Whistelblowing
Che cos'è?

Perchè è necessario dotarsi di un software o piattaforma di whistelblower?

1.    Per non rischiare di andare incontro a pesanti sanzioni soprattutto in concomitanza dello scoppio di un eventuale caso di corruzione interno.

2.    Per educare i propri dipendenti e gli stakeholder esterni (come fornitori, clienti, ecc.) alla cultura della segnalazione, rafforzarne la fiducia e prevenire rischi imprenditoriali e reputazionali.

3.    Per adottare misure idonee a identificare e risolvere sul nascere problematiche o illeciti che potrebbero portare a gravi conseguenze se non risolti in maniera tempestiva.

4.    Per evitare che prima che all’azienda interessata, le segnalazioni arrivino in altra forma ad organismi esterni collegati, compromettano di conseguenza la reputazione dell’azienda

Quanto costa implementare una Piattaforma di whistleblowing?

Le piattaforme disponibili sul mercato sono diverse ma tutte devono avere standard specifici in linea con la normativa. In generale si tratta di costi contenuti, anche se in fase di implementazione vanno considerati i costi di start up del sistema.

In genere si può parlare di meno di € 3,00  al gg. per i servizi in modalità SaaS.

Canone annuali a partire da meno di mille euro e un investimento inziale di start Up e configurazione di importo simile.

Nessuna installazione Hardware per il servizio in modalità SaaS.

Un sistema di whistleblowing comporta solamente dei costi per le aziende?

Uno studio condotto da EQS Group e dall’Università di Coira ha dimostrato che un’azienda ogni anno subisce una perdita pari al 7% del proprio fatturato a causa di crimini finanziari come frodi, appropriazione indebita o corruzione.

Su 1 milione di euro di fatturato abbiamo la probabilità di rilevare una perdita di 70.000 euro.

Individuando in maniera tempestiva anche solamente il 10% di possibili reati tramite segnalazioni interne, è possibile risparmiare 7.000 euro all’anno.

Con € 5 al giorno, un azienda che fattura 1 milione di euro, può evitare una perdita € 7000,00

Quali risorse dovranno essere impiegate per gestire il sistema di segnalazione?

Per gestire una sistema di whistelblowing sarà necessario individuare una persona che possa assumere il ruolo di Istruttore per verificare, dalla dashboard della piattaforma,  le segnalazioni pervenute e avviare le successive procedure di verifica.

La piattaforma può gestire il processo di segnalazione attraverso le funzioni predisposte per altri soggetti con ruoli esterni, che non impegnano l’organizzazione aziendale, come il Detentore delle Chiavi, l’amministratore della piattaforma.

Ma dal momento che metto a disposizione questo sistema, rischio di molte segnalazioni?

Ti auguriamo ovviamente di ricevere solo quelle importanti

Studi specifici stimano la ricezione di segnalazioni in media con un valore che si aggira attorno all’ 0,008 % sul numero di addetti, all’anno

Prendendo l’esempio di un’azienda che impiega 1000 addetti, il numero complessivo di segnalazioni in un anno si aggirerà verosimilmente intorno ad 8.

equilibrio

Il Valore delle Segnalazioni

Ricordate un principio importante.

Se non state ricevendo segnalazioni non significa che non ci siano criticità, ma probabilmente perché la cultura aziendale non è ancora matura a sufficienza per riportarle.

E’ fondamentale quindi che le imrpese si concentrino anche sull’importanza della Formazione, sulla diffusione della conoscenza dei principi che spingono ad attivare questi processi. In altre parole a sensibilizzazione le persone, favorendo la fiducia verso l’utilizzo di opportuni strumenti di segnalazione, tutelati e regolamentati. Solo creando questo rpesupposto è possibile aumentare  la propensione dei propri stakeholder ad nviare informazioni che consentiranno di identificare e risolvere i problemi emergenti.

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MyGDPR: il portale per la gestione Smart della privacy aziendale

16 Feb , 2021,
esseti
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Con il portale MyGDPR di Esseti, da oggi puoi gestire comodamente gli adempimenti Privacy con un click.

 

Il Portale Smart per la gestione della Privacy

Cosa puoi fare con il Portale MyGDPR?

Definire il tuo Archivio documentale sempre aggiornato, con la possibilità di creare e personalizzare la documentazione richiesta dalla normativa.

Generare il registro dei trattamenti in base alla tua mappatura dei dati ed estrarre informative aggiornate

Realizzare direttamente la Valutazione dei Rischi e analizzare il livello di sicurezza adeguato alla tua struttura

Utilizzare di modelli di DPIA precaricati, personalizzabili per gestire il procedimento di validazione dei tuoi dati aziendali.

Gli adempimenti per la gestione della Privacy aziendale richiedono spesso un controllo e un aggiornamento costante, soprattutto in contesti dove la natura dei dati trattati per lo svolgimento delle normali attività aziendali, ha un impatto significativo.

Oltre quindi ad una corretta gestione delle policy aziendali, definte in coerenza con la complessità e le caratteristiche dei vari contesti, è importante predisporsi di strumenti che massimizzano l’efficacia dei processi di gestione e soprattutto ne facilitino il controllo.

Con l’accesso al Portale GDPR MyGDPR potrai gestire la tua policy privacy aziendale in tutta sicurezza, organizzando in maniera semplice e veloce tutti i processi di gestione e controllo della documentazione e l’analisi di rischio.

Inoltre, puoi integrare i servizi del portale con piani personalizzati che includono servizi aggiuntivi in tema di privacy.

Fase due in arrivo. Le Tecnologie che ci guidano tra nuovi scenari economici e libertà personali “minacciate” da App Contact Tracing

7 Mag , 2020,
esseti
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Il vero problema dell'umanita......
E.O Wilson

Così inizia una celebre frase del Biologo E.O Wilson, che qualche giorno fa è stata commentata in un post Instagram dei ,  brillantemente e acutamente “corretta”.

La scuola permanente di filosofia e immaginazione di Maura Gancitano e Andrea Colamedici ha affrontato il tema dell’utilizzo delle tecnologie nella società attuale e in particolare ha proposto una discussione sull’utilizzo dell’App Immuni , coinvolgendo il giornalista, imprenditore, docente e consulente della comunicazione del Bambin Gesù,.

L’affermazione di Wilson continua così:

…è che abbiamo emozioni paleolitiche, istituzioni medioevali e tecnologie futuristiche”
E.O Wilson

La “correzione” proposta da Tlon nel post, ribalta la costruzione e il significato della frase cogliendo, a pieno il contesto attuale.

Il vero problema dell’umanità è che abbiamo tecnologie futuristiche che approfittano di istituzioni medioevali per abusare delle nostre emozioni paleolitiche.

Nella lotta tra le “tecnologie futuristiche” e le “istituzioni medioevali” le vittime sono le “nostre emozioni paleolitiche”. Ci permettiamo  così di dare il mio ulteriore contributo.

Nicola Zamperini, Autore di Castelvecchi), ha commentato e risposto alle sollecitazioni e agli interrogativi proposti nel dialogo condotto da Andrea Colamedici, offrendo spunti di riflessione molto significativi e lucidamente onesti sul tema dell’influenza delle tecnologie, soprattutto in questa fase di “rivoluzione” dei rapporti comunicativi e sociali.

“Ogni problema oggi è un problema tecnologico”. Così si è aperto il dialogo.

Il Topic della cosiddetta fase 2 ruota tutto attorno all’utilizzo delle App di contact tracing, come Immuni, per affrontare la gestione della convivenza con il virus e riuscire controllare o arginare i rischi. La gente comune, i politichi, gli studiosi, i sociologi tutti quanti, stanno disquisendo sull’utilizzo di un App che “potrebbe” invadere la libertà personale.

Proprio in rete, si moltiplicano articoli ed interventi di autorevoli fonti di settore, che mettono in evidenza le conseguenze, positive e potenzialmente negative, dell’utilizzo di queste tecnologie, puntando l’attenzione sulla gestione dei dati personali o su aspetti legati alla sicurezza del framework che le caratterizzano.

La gestione dei dati personali però è sicuramente l’aspetto che più suscita preoccupazione e scandalo nell’opinione comune, mentre gli addetti ai lavori analizzano anche l’aspetto della cybersecurity legato alla maggiore diffusione di possibili accessi di attacco. Aspetto quest’ultimo non meno inquietante.

Dobbiamo però onestamente chiederci di quale invasione ai dati personali dovremmo correttamente preoccuparci. Non ha senso illuderci sul fatto che questo terreno sia stato fin’ora inesplorato. Quale differenza potrebbe esserci nell’utilizzo di queste tipologie di App rispetto a tutto quello oggi stiamo già utilizzando?

Chiunque ormai si renderà conto che non c’è nessuna differenza (se non quella di essere utilizzata ad uno scopo legato alla salute e quindi percepita più invasiva), ma forse il fatto che una voce più o meno ufficiale ci “suggerisca” di utilizzarla, ci costringe ad un allarme un po’ ingenuo.

Come afferma Zamperini nel corso del dialogo, possiamo rinunciare alla tecnologia se la consideriamo minacciosa, invasiva e lesiva delle nostre libertà personali. Nessuno ce lo impedisce. Bisogna senza dubbio esssere creativi e soprattutto capaci di sapere come farlo. Dobbiamo però soprattutto essere coscienti di cosa significa e accettare di rinunciare anche ad altre abitudini che oggi, sono irrinunciabili per tutti o almeno per molti. Abitudini personali, ma anche abitudini legate a tutti gli aspetti sociali ed economici della nostra società e molto probabilmente anche ai nostri stessi diritti civili.

covid19_immuni

E se per ipotesi la diffusione del Corona virus avesse colpito le tecnologie e non l’uomo e per provare ad arginare il disastro avessimo dovuto rinunciare ad internert, ai social, alle telecomunicazioni?

Non serve pensare all’apnea dei nativi digitali o della generazione Z per rendersi conto dell’effetto che si verrebbe a creare, ma basta ammettere umilmente che la vita di tutti noi abitanti del 21° secolo è strettamente legata alla tecnologia e a quello che ne consegue.

Nel corso dell’epidemia è la “rete” che ha vinto la sfida. Non ha fatto altro che accogliere tutti e raccogliere dati.

Ecco qui un esempio di chi realmente sta investendo sul futuro: Un “impresa” che sta acquisendo risorse (i nostri dati) per capire e prevedere come si trasformerà in futuro, il mercato e la società.

Zamperini indica chiaramente che oggi, le grandi corporation tecnologiche, sono le uniche che conoscono lo stato d’animo del mondo, le paure del pianeta e la salute di tutti noi.

Oggi più che mai, stati d’animo, opinioni, legami e contatti, sono convogliati nelle grandi piattaforme e in rete.

Quando le aziende saranno pronte per ricominciare a vendere — e qui si apre un altro mondo — saranno i dati raccolti delle corporation tecnologiche quelli che le faranno vendere….

Cediamo molto volentieri (o inconsapevolmente) i nostri dati per far si che la rete (o un Brand) soddisfi i nostri desideri, ma dimentichiamo che cediamo già informazioni forse molto più invasive di quelle che un App come Immuni acquisisce e che per di più viene utilizzata per fronteggiare un pericolo che minaccia in sostanza la ripresa stessa delle attività e della nostra economia.

Vogliamo ripartire ma non siamo disposti a fare in modo che possiamo farlo utilizzando strumenti che possono favorire una ripresa sicura? Intanto possiamo continuare a fare ricerche su Google, condividere pensieri e festeggiare eventi su Zoom. Sicuramente qualcuno, domani ringrazierà.

La realtà ci dice che un App come Immuni già esiste e opera. Anzi un “App” molto più importante e potente di Immuni.

Zamperini ricorda anche che solo attraverso Google Trends — citando un articolo del NewYork Times — un giornalista ha ricreato sostanzialmente una mappa di diffusione dell’epidemia, sfruttando i dati raccolti dal trend di parole chiave legate ad approfondimento sui problemi di gusto e olfatto (uno dei sintomi del virus).

social_dati

Anni fa, un esperimento sempre di Google — Google Trend influenzali (GFT ) — ha fornito stime dell’attività influenzale in oltre 25 paesi tentando di fare previsioni accurate sull’attività influenzale. L’idea alla base era che, monitorando milioni di comportamenti di monitoraggio della salute online di utenti, il gran numero di query di ricerca di Google raccolte poteva essere analizzato per rivelare se l’esistenza o la una presenza di malattia simil-influenzale in una popolazione.

E’ evidente quindi che la discussione attuale sulla invasività di un App per gestire un’emergenza dai risvolti economici letali per tutti, appare quanto meno un po’ fuori fuoco.

Quello su cui invece è opportuno riflettere per cercare di affrontare la realtà che ci aspetta è su come utilizzare le informazioni che possiamo raccogliere o che potremo analizzare, studiare e valutare.

L’emergenza COVID-19 ha segnato un punto di svolta. Credo che ormai sia indiscutibile.

Ci ha fatto intravedere un altro mondo che, inutile negarlo, ci aspetterà da qui in avanti. Potremmo pensare che l’effetto COVID-19 avrà sulla futura generazione lo stesso effetto che ha avuto la tecnologia sulla nostra generazione. Non lo potremo ignorare perché avrà portato ad un nuovo modello sociale.

Cambierà tutto perché comunque dovremo convivere con questa realtà, per poco, per un po’ o per molto. In ogni caso il cambiamento è in atto e non c’è futuro se torniamo indietro.

La tecnologia può offrirci delle soluzioni, ma dobbiamo avere l’umiltà o la coscienza di accettare che non ne abbiamo il controllo, ma dobbiamo invece controllare il nostro livello di coinvolgimento…”non dobbiamo abusare delle nostre emozioni paleolitiche…”

I sistemi economici, le imprese devono accettare l’idea di lavorare su una nuova visione, riprogettare le strategie e soprattutto capire che il mercato avrà una nuova veste e nuove esigenze. E queste sono già note a qualcuno.

Starà nella capacità di acquisire parte di quella conoscenza che porterà a definire i vari punti di forza.

Report su dati e-commerce dell’ultimo periodo, dimostrano già oggi come stanno modificando le aziende le strategie di vendita e di marketing. Dovremo considerare una nuova filosofia di vita, che in ogni caso sarà presente nella realtà che si sta delineando. Un nuovo fronte che però non è sconosciuto perché già “elaborato” da dati acquisiti, comunicati espressi. Il modello di vita che dobbiamo accettare mutato in qualche modo, offrirà sempre di più dati e informazioni alla rete.

Ora più che mai dobbiamo guardare oltre l’attuale. Ora più che mai parlare di innovazione significa comprendere, sotto tutti i profili sociali, il cambiamento che stiamo vivendo.

La diffusa tendenza a mettere in luce tutti gli aspetti che prima avevamo trascurato, che prima non avevamo il tempo di, che prima non erano necessari, che prima erano scontati…ora non lo sono più grazie al COVID-19. Ma direi a questo punto grazie alla rete che ha raccolto questo nuovo mood mondiale e che ce lo mostra, anche se in piccolissima parte.

Questo potrebbe essere già un dato…. nuovi bisogni, nuove priorità che possiamo già vedere, proprio grazie a tutti noi che ogni giorno utilizziamo, non un App che ci segnala possibili situazioni di contagio, ma semplicemente lavorando, facendo running, andando al cinema o prenotando un ristorante.

Un’azienda che pensa ad una visione strategica futura non può tenerne conto.

E già qualcuno lo sta facendo.

Concludiamo con l’esempio di un’icona del mondo della moda come Giorgio Armani, che ha dichiarato guerra ad una visione del mercato che non ha più ragione (e credo non sia solo un aspetto morale…) di esistere.

Cogliendo l’umore attuale ha ridisegnato il suo approccio al mercato, un nuovo modello di produzione e organizzazione della sua Maison per diffondere un nuova mission per il suo Brand.

‘Non si può pensare solo al profitto. La moda deve rallentare se vuole ripartire. E tornare a essere umana…L’emergenza in cui ci troviamo dimostra che l’unica via percorribile sia un attento e ragionato rallentamento…Trovo assurdo che si possano trovare in vendita abiti di lino nel bel mezzo dell’inverno e cappotti d’alpaca d’estate per la semplice ragione che il desiderio d’acquistare deve essere immediatamente soddisfatto”

Siamo certi che qualcuno lo seguira.

Smart working: privacy e sicurezza nel contesto dell’epidemia di COVID-19

24 Apr , 2020,
esseti
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L’emergenza del COVID-19 ha accelerato l’adozione, su tutto il territorio nazionale, delle misure di lavoro agile, il cosiddetto “smart working” (introdotto per la prima volta dalla Legge n. 81 del 2017), al fine di evitare gli spostamenti e contenere i contagi.

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A causa del modo improvvisato con cui il sistema produttivo italiano si è avvicinato a questa modalità di lavoro, le aziende e le persone potrebbero non essere pronte ad avvalersene correttamente. Il “lavoro agile”, infatti, richiede un sapiente utilizzo dell’innovazione digitale, una gestione integrata ed un’evoluzione dei modelli organizzativi aziendali di cui la privacy è parte integrante, per via del ruolo di primo piano rivestito dalla tecnologia.

Le modalità flessibili di lavoro smart, in generale, consentono di migliorare la produttività delle imprese e di usufruire di diversi incentivi fiscali, oltre a permettere ai lavoratori una migliore conciliazione tra lavoro e famiglia, producendo pertanto maggiori opportunità per le imprese e per loro stessi. Dall’altro lato, però, l’improvviso utilizzo dello smart working espone a maggiori rischi informatici i dispositivi aziendali, ma anche quelli personali, spesso usati in questa circostanza per necessità lavorative.

A partire dall’inizio del contagio del Coronavirus sono in constante crescita attacchi informatici come ad esempio l’invio di e-mail sospette, tutte riferite all’attuale situazione d’emergenza, in cui vengono richieste credenziali e dati personali (phishing) o che contengono allegati o link dannosi. Questo dato evidenzia quanto i criminali informatici, sfruttando le notizie globali e la situazione d’emergenza sanitaria, si approfittano delle persone che cercano informazioni sul contagio e che sono per questo più propense a cliccare su link potenzialmente dannosi o a scaricare allegati che si rivelano indesiderati.

In questa condizione, il datore di lavoro è tenuto a prestare adeguata attenzione a diversi aspetti inerenti l’uso delle nuove tecnologie. Deve continuare a mantenere, seppur a distanza, contatti con i propri dipendenti portando avanti il lavoro quotidiano, nel rispetto dei limiti fissati dallo Statuto dei Lavoratori. L’articolo 4 ha una particolare rilevanza quando si parla di lavoro agile, perché fissa un principio cardine: sono vietati l’installazione e l’uso di strumenti tecnologici e sistemi in grado di controllare a distanza lo svolgimento dell’attività lavorativa del dipendente, a meno che il ricorso a questi non sia stato prima siglato con un accordo sindacale o sia autorizzato dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro.

Lo Statuto, nato nel 1970, è stato interpretato in maniera evolutiva dalla giurisprudenza e dagli orientamenti del Garante della Privacy e ha finito per comprendere anche un controllo sugli strumenti digitali dei lavoratori: dai sistemi di rilevazione della posizione fino ai software che monitorano in maniera costante l’uso che viene fatto di internet. La riforma del 2015 (Jobs Act) ha poi aggiunto che, anche se lo strumento di controllo a distanza è lecitamente installato, il datore di lavoro deve preventivamente informare il lavoratore agile sulla possibilità di eseguire controlli sulla sua prestazione.

Non c’è, comunque, un divieto “assoluto” di controllo sul lavoratore da parte del datore; se quest’ultimo ha il fondato sospetto che il dipendente stia commettendo degli illeciti, può svolgere controlli mirati, anche a distanza, a patto che siano proporzionati e non invasivi, e che riguardino beni aziendali (il PC fornito dal datore, la casella di posta aziendale, etc.) rispetto ai quali il dipendente non ha alcuna “aspettativa di segretezza”, dal momento che gli strumenti aziendali non possono essere usati per motivi personali.

Tuttavia, il datore di lavoro deve anche occuparsi della sicurezza dei dati e delle reti aziendali, a tutela dei propri dipendenti, clienti e fornitori (rispettando adeguati standard di sicurezza di data protection e cyber security). I dipendenti e i collaboratori, dovrebbero avere precise istruzioni, impartite dal titolare, per la salvaguardia dei dati personali che sono autorizzati a trattare nello svolgimento della propria mansione lavorativa. Non tutte le aziende, però, hanno direttive e procedure di sicurezza precise per lo smart working, soprattutto quando questo non è stato mai previsto prima d’ora.

L’errore più frequente nell’usufruire delle modalità di lavoro agile, utilizzando dispositivi personali e non forniti dall’azienda, è quello di trascurare le misure di sicurezza, non adottando sistemi antivirus e sottovalutando i rischi connessi alla navigazione in rete (accesso a siti pericolosi, download, etc.): uno scenario potenzialmente pericoloso se si accede, in questo modo, ai sistemi e ai server aziendali da remoto.

Anche in questo periodo di emergenza sanitaria, le misure di sicurezza adeguate che il titolare del trattamento dovrebbe attuare per garantire la tutela dei dati personali, dovranno rispettare il Regolamento UE 2016/679 (GDPR). Perciò il datore di lavoro dovrà attuare tutte le procedure per l’attività lavorativa dello smart working, seppur non precedentemente previste, in modo da limitare il rischio per i diritti e le libertà fondamentali degli interessati.

Una risposta concreta a tali problemi, seppur non obbligatoria, è rappresentata dalla compilazione e dall’aggiornamento della Valutazione d’Impatto (la “DPIA” — art. 35 GDPR), ovvero un’analisi delle necessità, della proporzionalità, nonché dei relativi rischi, allo scopo di approntare misure idonee ad affrontarli.

In questa forma di lavoro agile non si può non far riferimento alla cyber security, poiché innumerevoli informazioni vengono scambiate e condivise online. I dati particolari, le proprietà intellettuali e i documenti riservati potrebbero subire furti, perdite accidentali, accessi abusivi, diffusioni dolose o colpose ed essere quindi oggetto di “data breach”.

Oltre ad affidarsi a VPN (Virtual Private Network) sicure e a provider affidabili, anche in questo caso, la formazione dello smart worker costituirebbe un’efficace misura di sicurezza, poiché come prescritto dall’art. 32 del GDPR:

“Il titolare del trattamento e il responsabile del trattamento fanno sì che chiunque agisca sotto la loro autorità e abbia accesso a dati personali non tratti tali dati se non è istruito in tal senso dal titolare del trattamento, salvo che lo richieda il diritto dell’Unione o degli Stati membri”.

Occorrerà considerare questa diffusione epidemica come un evento che ha interrotto l’abituale continuità lavorativa e, conseguentemente, ha minacciato i sistemi informativi. È auspicabile trarne un insegnamento per implementare sistemi efficaci al fine di rendere maggiormente operativa l’azienda già a partire dalla “Fase 2”, attivando una corretta progettazione e una maggiore cultura della sicurezza fra i dipendenti.

GAP TECNOLOGICO? PER IL CYBERCRIME E’ SEMPRE UN VANTAGGIO. LA PAROLA D’ORDINE E’ SAPERSI DIFENDERE.

8 Nov , 2019,
esseti
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Le criticità legate alla maggiore o minore diffusione delle nuove tecnologie, il ruolo della digitalizzazione e della sempre più capillare invasione delle connessioni nelle nostre vite, non è un fattore da demonizzare, se si è consapevoli di quello che significa.

Cyberdefence e digitalizzazione

Questo è un primo e significativo aspetto di cui dobbiamo sempre tenere conto, nell’affrontare con il giusto approccio il tema dell’innovazione e della digitalizzazione, ormai elemento cardine della nostra società e della nostra economia.

E’ quanto è emerso anche in occasione del dibattito, promosso dalla Camera di Commercio di Arezzo e Siena attraverso l’azienda speciale Arezzo Sviluppo, svolto giovedì 7 novembre 2019 presso la sede della Banca d’Italia Sede di Arezzo e in collaborazione con Confindustria Toscana Sud, Punto Impresa Digitale e Clusit.

Nel dibattito si sono confrontati esperti e protagonisti del mondo imprenditoriale, del sistema associativo e delle istituzioni, impegnate su vari fronti a gestire il tema della sicurezza informatica o Cyber Defence.

Da una prima panoramica della situazione del sistema economico-produttivo  locale  sul fronte della digitalizzazione – spiega Giuseppe Salvini, Segretario Generale Camera di Commercio di Arezzo e Siena emerge ancora un freno significativo da parte delle piccole e micro imprese ad investire in una vera trasformazione digitale dei processi produttivi e organizzativi.

Questo elemento ha riflessi negativi sulla produttività delle nostre imprese ma anche sulla capacità di coinvolgere risorse umane con competenze in grado di gestire questo necessario cambiamento.

Tuttavia la mancanza di un coinvolgimento completo nel sistema della digitalizzazione costituisce esso stesso un fattore di rischio.

Nell’analisi complessiva degli interventi è stato infatti evidenziato – Sabina Di Giuliomaria, Responsabile Divisione CERTBI e  Garibaldi Conte, Comitato Scientifico Clusit – che se da un lato è opportuno, necessario e irrinunciabile, comprendere quanto sia ormai rilevante la tecnologia nella nostra realtà e soprattutto nel nostro futuro, dall’altro dobbiamo acquisire sempre più  consapevolezza (awareness) per regolare e proteggere questo nuovo mondo.

L’impatto sullo sviluppo industriale, sulla produzione, sulla mobilità, sulla salute e quindi su tutta la nostra vita quotidiana di crimini informatici, di sabotaggi, di malware introdotti nei sistemi informativi e di tante altre minacce illustrate nel dettaglio dal rapporto CLUSIT 2019, sarà tanto maggiore quanto minore è l’attenzione del sistema economico e sociale al tema della protezione.

Fabrizio Bernini, Presidente Confindustria Toscana Sud Delegazione di Arezzo e Presidente Zucchetti Centro Sistemi Spamette ben in evidenza la necessità da parte del sistema produttivo di essere coinvolta pienamente nel processo di digitalizzazione, ma sottolinea anche che l’atteggiamento verso l’innovazione deve essere configurato all’interno di un quadro di protezione efficace del sistema stesso. Se pensiamo soprattutto al ruolo dell’Intelligenza Artificiale possiamo misurare bene quanto sia rischioso incorrere in  una ”interferenza indesiderata”  ad es. su un auto a guida autonoma o su un dispositivo medico salvavita.

Conquistare il mercato con un prodotto o servizio innovativo non basta. Serve soprattutto sapersi difendere dal suo utilizzo improprio

Sul fronte normativo le Istituzioni più importanti a livello nazionale ed europeo, cercano di stabilire delle regole di salvaguardia che partano dalla tutela delle persone e in particolare dalla tutela dei dati personali.

Questo primo sistema di protezione cerca quindi di responsabilizzare il sistema economico verso la gestione dei dati delle persone, ma le persone sono parte dello stesso sistema economico.   Stefano Susini, Amministratore di Esseti Servizi Telematici evidenzia infatti  come i rischi di Data Breach alle quali le imprese sono sempre più esposte, non solo costituisce un danno economico sotto il profilo del blocco produttivo, della perdita di informazioni necessarie per la gestione aziendale  o della perdita dei clienti, ma anche una reale perdita monetaria dovuta alle sanzioni significative da versare in caso di riscontrata responsabilità nel non aver definito un adeguato sistema di protezione.

Favorire la crescita del sistema economico  e il miglioramento delle condizioni di vita della nostra società attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali e delle loro applicazioni è senza dubbio un aspetto positivo al quale è impossibile sottrarsi.

Ma proprio per questo è necessario mettere in campo tutto quanto necessario, con consapevolezza e con  massima efficacia, per regolare e difendere questo contesto.

Privacy e Sicurezza. Non Bisogna Abbassare la Guardia

28 Giu , 2019,
esseti
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Nuovo

un anno dalla sua applicazione, il gdpr impegna ad una "funzione sociale"

Il CNR di Pisa ha ospitato l’ottava edizione del forum annuale di Fedeprivacy. Oltre 50 gli interventi da parte di esperti della materia e oltre mille prenotati tra il pubblico per scoprire le ultime novità sul Gdpr approvato appena un anno fa dall’Ue.

Un pericoloso calo di attenzione sui temi della privacy”: il Segretario generale del Garante Privacy, Giuseppe Busia, lancia l’allarme dal palco dell’ottava edizione del Privacy Day al Cnr di Pisa evidenziando che nonostante l’entrata in vigore, ormai un anno fa, del GDPR, la situazione che si sta creando in Italia “non è nella logica del nuovo Regolamento Ue, che non prevede un adempimento una tantum, ma richiede una manutenzione continua in un cammino che si fa di giorno in giorno, e quindi c’è qualcosa da recuperare sotto questo profilo”. 

Allarme che suona più forte dopo la recente scadenza del 20 maggio u.s. del periodo di «prima applicazione» in relazione all’applicazione delle sanzioni per violazioni del Regolamento UE 2016/679 (GDPR) e del nuovo Codice della privacy (come modificato dal d. lgs 101/2018).

“Il nuovo Regolamento Ue in materia di privacy – come dichiarato recentemente dal Garante Privacy Antonello Soro – ha valorizzato in maniera determinante la “funzione sociale” della protezione dei dati personali, attribuendo un ruolo chiave e una più marcata responsabilità ad aziende e pubbliche amministrazioni”

Dati alla mano il presidente di Federprivacy Nicola Bernardi ha evidenziato che “i professionisti che si informano regolarmente sulla materia risultano circa 18mila, numero di gran lunga inferiore rispetto alle oltre 48.500 comunicazioni di nomine di Data Protection Officer (DPO) ricevute dal Garante. E se il 62% degli addetti ai lavori non si tiene aggiornato rispetto a temi che sono in continua evoluzione come quelli della protezione dei dati, questo si traduce inevitabilmente in una scarsa preparazione da parte delle aziende che mette a rischio la tutela della privacy degli utenti

Decreto GDPR: la pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale

6 Set , 2018,
esseti
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Il decreto delegato di adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del GDPR è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Decreto GDPR

Il Decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale  pone al Garante Privacy nuovi grandi poteri e altrettante responsabilità.

L’ottica è quella di mettere nei prossimi mesi l’Italia nelle condizioni di passare definitivamente dal vecchio al nuovo sistema privacy attraverso una “regia” unificata, facendo riferimento ad un unico  contesto normativo, costituito da fonti regolatorie su più livelli.

Si tratta però di un passaggio non facile

 

Il pilastro portante della costruzione è costituito ovviamente dal GDPR. Il contesto nazionale però, pur ruotando tutto intorno al regolamento europeo, è costituito sia dal nuovo decreto delegato che dal vecchio decreto delegato come novellato a seguito della entrata in vigore di quest’ultimo.

Il quadro normativo che emerge dopo la pubblicazione del decreto di adeguamento è destinato a complicarsi ulteriormente, accentuata dal forte rafforzamento dei poteri del Garante che si estende anche alla adozione di regole deontologiche, provvedimenti a carattere generale e misure di garanzia che si configurano di fatto come un ampio strumentario di soft law.

Un provvedimento particolarmente interessante che il Garante dovrebbe adottare in futuro riguarda l’individuazione di modalità semplificate di adempimento degli obblighi di quei titolari classificabili come PMI. A questo proposito, è bene ribadire come il margine di manovra del Garante sia estremamente limitato, visto che tali modalità semplificate potranno essere previste solo nei limiti di quanto consentito dal GDPR, il quale prevede limitatissime deroghe per le PMI.

È inoltre importante chiarire che il provvedimento del Garante si applicherà solo a quelle aziende che rispettino tutti i requisiti della definizione di PMI fissati a livello europeo (meno di 250 dipendenti; fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro oppure totale di bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro), da valutarsi anche tenendo conto dei dati di eventuali imprese associate e collegate.

Windows Server 2008: termina il programma di supporto

3 Set , 2018,
esseti
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UpDateMicrosoft

Dopo il termine del supporto "Extended" per Windows Server 2003 a partire dal 14 luglio 2015, Microsoft annuncia altre due importanti scadenze per i servizi di supporto aggiornamento.

Fonti:Microsoft

Il primo termine è quello del 9 luglio 2019  con il quale terminerà il supporto per SQL Server 2008 e il secondo quello del  14 gennaio 2020  dal quale terminerà definitivamente il  supporto sugli ormai obsoleti S.O.  della famiglia Windows server 2008.

La fine dei programmi di rilascio degli aggiornamenti di sicurezza rendono questi sistemi, se ancora presenti in alcune strutture,  esposti ad alto richio di attacco alla sicurezza.

Problema non da poco, visto che questo significa  non rispettare l’adeguamento alle normative del settore e in particolar modo  l’adeguamento alla normativa il GDPR.

Pertanto tutte le Aziende che ancora utilizzassero sistemi Windows Server 2008 , o addirittura ancora la versione 2003, dovranno valutare attentamente la necessità di aggiornare il proprio sistema di protezione, adeguando i servizi alle opzioni disponibili sul mercato.

Nel pieno fervore della Digital Transformation ed in linea diretta con le misure tecnico organizzative che ci impone il GDPR, Microsoft si mantiene quindi in prima linea nell’implementazione delle soluzioni tecnologie innovative necessarie a migliorare le performace della gestione dei sistemi operativi esistenti nelle realtà aziendali .

 

L’esecuzione degli aggiornamenti sugli attuali Sistemi Operativi può essere effettuata, entro la scadenza indicata al 2020 in modalità cloud o locale, sfruttando le licenze esistenti per acquisire un servizio di abbonamento esteso fino a tre anni e avere quindi la possibilità gestire la tempistica di adeguamento in maniera programmata.

Le soluzioni ufficiali proposte da Microsoft sono implementate su infrastrutture ON-PREMISE e sulla piattaforma CLOUD di AZURE.

L’esecuzione degli aggiornamenti sugli attuali Sistemi Operativi può essere effettuata, entro la scadenza indicata al 2020 in modalità cloud o locale, sfruttando le licenze esistenti per acquisire un servizio di abbonamento esteso fino a tre anni e avere quindi la possibilità gestire la tempistica di adeguamento in maniera programmata.

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